Il mese scorso ho partecipato, con la mia amica Daniela, ad un gruppo di incontro sul riconoscimento delle erbe selvatiche. La sede del ritrovo era ubicata all’interno di un vecchio cascinale. L’ambiente era accogliente e ci siamo sentite subito a nostro agio. Dopo le presentazioni di rito, ci siamo accomodati attorno ad un grande tavolo e a tutti gli ospiti è stata offerta dell’acqua servita in caraffe di vetro. Il padrone di casa, dall’aspetto curioso e dal look un po’ trasandato, alla consegna dei bicchieri, si è subito scusato con tutti i commensali per il colore giallognolo dell’acqua, attribuendo la causa alle tubature vecchie dell’impianto idrico. Questa bizzarra giustificazione ha generato inevitabilmente, all’interno del gruppo, un generale senso di diffidenza nei confronti della location, ma a rompere ogni indugio ci ha pensato la mia vicina di posto, la quale, senza nessun timore, ha improvvisamente versato quel liquame sospetto nel bicchiere e lo ha trangugiato in sorsi veloci. Eravamo tutti attoniti e in attesa di un giudizio sulla qualità della misteriosa bevanda. La coraggiosa partecipante, qualche secondo dopo, ha incominciato ad annuire con il capo mostrando un senso di soddisfazione e, con un gesto della mano, ha invitato tutti ad assaggiare la bibita. Era il segno che stavamo aspettando. Ne chiedo anch’io timidamente un goccio, solo per educazione, e porgo il bicchiere. L’organizzatore del corso, con fare ironico e un po’ burlone, mi guarda sorridendo con una punta di sano sadismo. I nostri sguardi s’incrociano per un attimo in segno di sfida e, ancora guardinga, inizio a sorseggiare. Degusto puro nettare, ambrosia, incanto e magia. Era una deliziosa acqua aromatizzata, ma di che cosa? Qualche sospetto ce l’avevo, ma volevo esserne certa. Ho corteggiato la povera guida per tutto il pomeriggio, finché esausta di avermi tra i piedi mi ha confidato l’ingrediente segreto: il fiore di sambuco. Prima di tornare a casa sono passata dal Naviglio e lungo il canale ho raccolgo qualche infiorescenza. Appena arrivata in cucina ho iniziato la sperimentazione della ricetta provandone diverse versioni. La bevanda ottenuta era fantastica! C’era solo un problema, non avevo il tempo per scriverla sul blog. Intanto le settimane sono passate e le infiorescenze del sambuco si sono trasformate con il tempo in bacche che vanno bene per fare un’ottima marmellata, ma non per l’acqua aromatizzata. Poi, l’altro giorno trovo un alberello che ha ancora dei fiori. Questo volta non li lascio perdere. Non voglio aspettare fino al prossimo maggio per raccontarvi questa bellissima ricetta. Quindi, li ho raccolti, ho preparato l’acqua, ho fatto le foto, ed ecco qui il post. Se avrete la fortuna di trovare una pianta tardiva recuperate i fiori , altrimenti ricordatevi della ricetta per la prossima primavera perché questa bevanda è davvero divina. La bevanda è dissetante e deliziosa e grazie alle proprietà del sambuco svolge un’azione diuretica , disintossicante e digestiva. Attenzione però a non esagerare perché ha anche un’azione lassativa. Vi illustro la ricetta.
Acqua aromatizzata ai fiori di sambuco.

INGREDIENTI PER 1,5 L DI ACQUA.
- circa 10 ombrelle fiorali
- 3 foglie di mentha acquatica o varietà di menta a piacere
- 3 foglie di basilico cannella (facoltativo)
- 3 foglie di basilico liquirizia (facoltativo)
- 1/2 limone con la scorza
- 3 cucchiai di succo d’agave (facoltativo)
PROCEDIMENTO
- Raccogliete i fiori di sambuco e lasciateli per circa mezz’ora all’aria aperta per allontanare eventuali insetti.
- Sciacquate velocemente le ombrelle fiorali tenendoli il minor tempo possibile nell’acqua
- Prendete le ombrelle ed eliminate i gambi più grossi.
- Posizionate i fiori in un recipiente di vetro insieme al limone tagliato a fette, la menta , il basilico alla liquirizia e alla cannella.
- Ricoprite con l’acqua minerale i vegetali , chiudete il contenitore e lasciate macerare l’acqua in frigorifero per un giorno.
- Aprite il contenitore, filtrate con un colino pressando bene solo i fiori e versate l’acqua aromatizzata in una caraffa oppure, potete consumarla direttamente senza filtraggio se è destinata ad un veloce consumo.
- Se preferite la bevanda dolce aggiungere 2 o 3 cucchiai di succo d’agave
- Raccogliere i fiori lontani dai centri inquinati.
- Utilizzare solo limone biologico. In caso contrario eliminare la buccia.
- Non consumare acque che siano state più di 4 ore a temperature ambiente perché potrebbero ospitare batteri
- Se l’acqua non viene consumata subito è bene filtrare gli ingredienti per evitare fenomeni marcescenti
- Preferire i contenitori di vetro
- Non lasciare l’acqua in frigorifero per più di due giorni.
- Attenzione a non consumare le bacche del sambuco a crudo o le foglie per non incorrere in avvelenamenti
- Attenzione alle scorze di agrumi che possono dare all’acqua un retrogusto amarognolo. E’ bene non lasciarle troppo in ammollo.
- Per avere il massimo rendimento dai fiori in termini aromatici le ombrelle fiorali non andrebbero lavate, ma semplicemente arieggiate. Io per questioni di igiene e sicurezza preferisco sciacquarli velocemente ben consapevole di perdere parte del loro sapore.
- Attenzione a non confondere il Sambucus Nigra con il Sambucus Ebulus. Quest’ultimo è velenoso e solitamente non supera i due metri di altezza. Nel dubbio non rischiate ma fatevi consigliere da esperti.